L’Egitto è la culla di una delle più importanti civiltà dell’antichità. Grazie, infatti, alla fertilità della terra bagnata dal fiume Nilo e allo sbocco sul mar Mediterraneo, gli antichi Egizi hanno potuto prosperare. Le condizioni geografiche sono state la base per sviluppare la ricchezza economica e culturale del Paese. La vivacità intellettuale e l’ingegno di questo popolo e della corte del faraone si possono ancora oggi ammirare nelle grandi costruzioni, come le piramidi, e nella scrittura geroglifica.

È con questo popolo che vengono a contatto, in fuga dalla carestia, Giacobbe e i suoi figli che daranno origine alle dodici tribù d’Israele.

A prima vista, l’Egitto è per Israele luogo di rifugio. Ma non è la loro terra d’origine, né ancora quella della promessa: il popolo eletto da Dio comincia a essere vessato e sfruttato. Contribuisce alla ricchezza del Paese, ma non ne può godere: è schiavo.

La terra d’Egitto diventa così per gli Israeliti il simbolo della schiavitù per eccellenza: una schiavitù da cui il Signore li libererà, come racconterà questo Oratorio estivo. Ancora oggi, questa simbologia è propria del popolo ebraico: anche se la schiavitù è una condizione che nessuno vorrebbe provare, per Israele è stata la condizione in cui l’amore di Dio si è manifestato.

 
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